Pensioni: regole, tipologie e pensione per tutte le vittime

In questa guida parliamo di pensioni. Scopriamo quali tipologie pensionistiche esistono in Italia e quali sono le regole per accedervi. Poniamo un accento particolare alle pensioni per le vittime dell’amianto e di invalidità civile. Parliamo di pensione privilegiata per causa di servizio e di reversibilità.

L’Osservatorio Vittime del Dovere si occupa di diritto del lavoro e di difesa di tutte le vittime del dovere. Offre consulenza gratuita per tutte le tempatiche legate al diritto del lavoro e per l’ottenimento delle pensioni.

Indice dei contenuti

Pensioni: cosa sono?
Come funzionano le pensioni?
Tipologie di pensioni in Italia
Pensione di vecchiaia
Pensione anticipata
Pensione di inabilità
Pensioni supplementari
Pensione di reversibilità
Pensioni privilegiate
Pensioni amianto

Tempo stimato di lettura: 10 minuti

Pensioni: cosa sono?

Prima di approfondire il tema delle pensioni predisposte per le vittime del lavoro andiamo con ordine e scopriamo cosa sono le pensioni e come funzionano. La pensione è una obbligazione che consiste in una rendita vitalizia o temporanea corrisposta a una persona fisica in base a un rapporto giuridico con l’ente o la società che è obbligata a corrisponderla per la tutela del rischio di longevità o di altri rischi (invalidità, inabilità, superstiti, indiretta). Oltre alla pensione pubblica esistono le pensioni complementari pagate con il patrimonio di previdenza accantonato ad esempio con i fondi pensione, in modo complementare e aggiuntivo ai contributi obbligatori.

Come funzionano le pensioni?

La pensione è gestita dai sistemi pensionistici pubblici per mezzo degli enti previdenziali e consiste. La rendita pensionistica si definisce temporanea quando permane solo con il permanere di condizioni particolari di bisogno secondo quanto stabilito dalle leggi vigenti.

In Italia, la pensione del genere di prestazione previdenziale è prevista dall’art. 38 della Costituzione per le situazioni di bisogno indicate dalle leggi dello Stato.

Il sistema pensionistico pubblico è finanziato con l’imposizione fiscale, diretta o indiretta, a seconda dei soggetti contribuenti. Nel caso di gestioni in deficit il finanziamento è integrato con ulteriori trasferimenti dalla fiscalità generale.

La Sorveglianza sui sistemi assicurativi (rami vita e danni), e pensionistici dell’Unione europea è affidata alla EIOPA, attiva dal 2011.

Tipologie di pensioni in Italia

Qui di seguito elenchiamo i tipi di pensione erogati dallo Stato italiano.

  • Pensione di vecchiaia
  • anticipata
  • di inabilità
  • privilegiata
  • pensione ai superstiti

Pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia è la prestazione pensionistica che si ottiene al raggiungimento dei 67 anni di età (requisito anagrafico che ha visto raggiungere la parità tra uomini e donne a partire dal 1° gennaio 2018).

Per chi ha almeno un contributo accreditato prima del 1996, l’accesso alla prestazione è garantito con almeno 20 anni di contributi e 64 anni di età. In questo caso l’importo della pensione è pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

Per chi invece ha iniziato a versare i contributi dopo il 1° gennaio 1996, i requisiti diventano due:

  • 20 anni di versamenti contributivi;
  • l’importo della pensione deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale, pari a 690,42 euro per il 2021.

Chi non rispetta quest’ultimo requisito, vede l’età per accedere alla prestazione innalzarsi a 71 anni, ma il requisito minimo contributivo scende a 5 anni.

Se non si raggiungono i requisiti di legge per l’ottenimento della pensione, la forma di assistenza fornita dallo Stato è l’assegno sociale.

La pensione di vecchiaia riguarda i lavoratori iscritti:

  • al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD);
  • alle gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri);
  • alla Gestione Separata.

Aumento pensioni di vecchiaia 2023

Per gli assegni con un importo pari o inferiore a 525,38 euro mensili (6.829,94 l’anno) scatta con la manovra del governo Meloni una rivalutazione maggiorata dell’1,5% nel 2023 (571,5 euro al mese) e del 2,7% nel 2023 (circa 580 euro).

Il costo previsto per questa misura è di 210 milioni il prossimo anno e di 379 milioni in quello successivo.

Pensione anticipata

La pensione anticipata è l’opportunità dei medesimi lavori elencati per la pensione di vecchiaia di accedere alla prestazione pensionistica prima dei 67 anni.

L’opzione non è infatti in questo caso legata all’età anagrafica, ma agli anni contributivi.

Sono richiesti:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Inoltre, chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996 ha un’opzione in più e può ritirarsi dal lavoro con 64 anni di età e 20 anni di contributi, ma deve aver maturato un assegno previdenziale di importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale (1.288,78 euro nel 2021).

Lavoratori precoci

Si tratta di una prestazione economica dedicata a coloro che hanno iniziato a versare i contributi prima del 19° anno di età, da qui la definizione di lavoratori precoci.

La possibilità di ritirarsi anticipatamente si ottiene, tramite espressa domanda, se sussistono i seguenti requisiti:

  • si possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età;
  • raggiungono 41 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 2026.

Opzione donna: che cos’è e a chi spetta

La pensione Opzione donna è un beneficio che consente alle lavoratrici di ottenere la pensione di anzianità con requisiti anagrafici più favorevoli.

Si tratta di un regime sperimentale prorogato fino a settembre 2023.

Requisiti Opzione Donna

I requisiti per accedere alla pensione Opzione Donna 2022 sono i seguenti:

  • anzianità contributiva uguale o superiore a 35 anni;
  • età anagrafica uguale o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per quelle autonome).

Per le lavoratrici dipendenti è necessaria anche la cessazione del rapporto di lavoro, non richiesta appunto alle lavoratrici autonome.

Ai fini del riconoscimento della pensione Opzione Donna, si può valutare la contribuzione versata a qualsiasi titolo, “al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti, ove richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico” come indicato qui dall’INPS.

Opzione Donna 2023

Opzione donna è stata prolungata di un anno dal governo Meloni ma dal 2023 è limitata alle donne che assistono coniuge o parente con handicap, che risultano con una invalidità civile superiore o uguale al 74% e alle lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese con aperto un tavolo di crisi (in quest’ultimo caso l’uscita è a 58 anni).

Resta fermo a 35 anni il requisito contributivo, mentre quello anagrafico sale a 60 anni con “sconti” sulla base della “prole”: due anni (uscita a 58 anni) per tutte le lavoratrici con almeno due figli; un anno (59 anni) per quelle con un solo figlio.

Quota 103

Terminato il triennio di sperimentazione per la pensione quota 100, e l’annualità di sperimentazione per quota 102, il disegno di legge di Bilancio 2023 ha introdotto un nuovo trattamento, andando ad aggiungere l’art. 14 bis al D.L. n. 4/2019, che disciplinava le prestazioni pensionistiche anticipate agevolate previgenti.

Quota 103 consiste in una pensione anticipata con requisiti in deroga rispetto all’art. 24 co. 10 D.L. n. 201/2011 (pensione anticipata ordinaria legge Fornero). Vi si accede con 41 anni di contributi accrediti, da raggiungersi entro il 31 dicembre 2023, unitamente al requisito anagrafico, pari a 62 anni di età. La vecchia quota 102 prevedeva un requisito contributivo più leggero, pari a 38 anni di contributi, ma un requisito anagrafico più pesante, pari a 64 anni di età.

APE sociale

Confermata per tutto il 2023 la sperimentale APE sociale è un’indennità corrisposta ai soggetti che si trovano in particolari condizioni di necessità che maturano il requisito di età (63 anni e 5 mesi) al 31 dicembre 2023.

Per accedere al beneficio, occorre rientrare in una delle categorie previste per legge:

  • disoccupati che da almeno 3 mesi abbiano esaurito la prestazione per disoccupazione loro spettante;
  • lavoratori che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave;
  • affetti da riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74%;
  • lavoratori che da almeno 6 degli ultimi 7 anni di lavoro, svolgono in maniera continuativa una delle 15 professioni difficoltose e rischiose previste dalla normativa.

Requisiti contributivi per APE sociale

Si richiede un’anzianità contributiva minima di 30 anni, a eccezione dell’ultima categoria per la quale la previsione sale a 36 anni.

Per le donne con figli è previsto una riduzione del requisito contributivo per l’accesso al beneficio, pari a 12 mesi per ciascun figlio, per un massimo di 24 mesi (si tratta della cosiddetta APE sociale donna).

Pensione di inabilità per i lavoratori

La pensione di inabilità può essere richiesta dai lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa, a causa di infermità o difetto fisico o mentale.

La valutazione delle condizioni dell’avente diritto sono in capo alla Commissione Medica Legale dell’INPS, e il richiedente deve avere almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 (tre anni di contribuzione e assicurazione) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.

Quali sono i requisiti pensione inabilità?

Detta anche pensione di inabilità al lavoro, si consegue con la totale inabilità pari al 100%.

A partire dal 2013 è liquidata sulla base della contribuzione che risulta nell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO). Le forme di gestione sono quelle della c.d. Gestione Separata, per invalidità, vecchiaia e superstiti di lavoratori dipendenti e autonomi.

Per ottenerla sono necessari alcuni requisiti:

  • riconoscimento di invalidità pari al 100%;
  • reddito annuo personale non superiore a € 16.664,36 (circolare Inps n. 186 del 21.12.2017);
  • età compresa fra i 18 e i 65 anni di età;
  • cittadinanza italiana / residenza in Italia, o essere straniero con permesso di soggiorno superiore all’anno (Legge 40/98, nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12 marzo 1998).

Approfondisci dal sito INPS

Tipologie di pensioni supplementari

Le pensioni supplementari sono prestazioni economiche erogate su richiesta del pensionato, per fare valere la contribuzione accreditata in una gestione diversa da quella in cui è divenuto titolare di pensione, nel caso in cui la contribuzione a detta gestione non sia sufficiente a perfezionare un diritto autonomo a pensione.

La pensione supplementare spetta anche ai familiari superstiti.

A seconda del soggetto che chiede il trattamento (se titolare di pensione o superstite) e dei requisiti richiesti, si distinguono tre tipi di pensione supplementare:

  • pensione supplementare di vecchiaia;
  • supplementare di invalidità;
  • e ai superstiti.

Supplemento di pensione: cos’è?

Si tratta di un’aggiunta all’assegno pensionistico liquidato all’avente diritto, nel caso in cui dopo la pensione quest’ultimo continui a contribuire poiché svolge ancora un’attività lavorativa.

L’INPS precisa che:

“I contributi successivi alla decorrenza del primo supplemento consentono la liquidazione di ulteriori supplementi. Il supplemento di pensione spetta ai titolari di pensione principale, di pensione supplementare o di assegno ordinario di invalidità.”

Pensioni ai superstiti o di reversibilità

La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico che è riconosciuto ai superstiti del pensionato deceduto o del soggetto deceduto che ancora non ha maturato il diritto alla pensione. In questo caso però il trattamento viene definito “pensione indiretta” e spetta solo se il soggetto ha maturato 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui 3 anni, come minimo, nei 5 anni che precedono la data della morte.

La pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite anche separato o divorziato se titolare di assegno divorzile, ai figli (anche adottivi o affiliati) minorenni o inabili al lavoro, studenti entro il 21° anno di età o 26° se universitari e a carico. Spetta anche ai nipoti a carico del pensionato alla sua morte e ai genitori e fratelli e sorelle del pensionato defunto, sempre se a carico.

Chi percepisce la pensione di reversibilità ha diritto, al raggiungimento dei requisiti, anche alla pensione di vecchiaia. Percepirà, quindi, il trattamento diretto (pensione INPS) e il trattamento indiretto (pensione di reversibilità).

Pensione privilegiata per causa di servizio

La pensione privilegiata è corrisposta in favore delle Forze Armate e Comparto di Sicurezza che abbiano contratto un’infermità a causa del servizio svolto.

Questo trattamento previdenziale è denominato “privilegiato” perchè è slegato sia dal possesso di una determinata età anagrafica sia dal possesso del requisito assicurativo e contributivo.

a seguito della Legge Fornero (art. 6 della legge 201/2011), dal 6 dicembre 2011 i trattamenti privilegiati risultano erogabili nei soli confronti del personale appartenente alle Forze Armate (EsercitoMarinaAeronautica, e Arma dei Carabinieri), alle Forze di Polizia ad ordinamento civile (Polizia di Stato, Corpo forestale dello Stato e Polizia Penitenziaria) e militare (Guardia di finanza), al comparto Vigili del Fuoco e soccorso pubblico, con esclusione dei dipendenti civili.

L’attribuzione di questi benefici avviene principalmente in misura proporzionale al grado di invalidità contratta dal dipendente (tabelle A e B del D.P.R. 30.12.1981, n. 834).

Leggi tutto sulla pensione privilegiata.

Pensioni amianto e benefici contrinutivi

I lavoratori che sono stati esposti all’amianto, anche se ancora privi di patologia asbesto correlata, hanno diritto all’accredito delle c.d. maggiorazioni contributive.

  • Art. 13, co. 8, L. 257/92: benefici contributivi per lavoratori esposti più di 10 anni a concentrazioni superiori alle 100 ff/ll nella media delle 8h lavorative;
  • Art. 13, co. 7, L. 257/92: benefici contributivi, sempre e comunque con il coefficiente 1,5, utile a maturare il diritto a pensione.

Leggi tutto sulle Pensioni amianto

Prepensionamento amianto per le vittime

I lavoratori malati di patologie asbesto correlate riconosciute come malattia professionale hanno diritto al pensionamento immediato. Il prepensionamento INPS amianto non è cumulabile con la rendita INAIL. I criteri per il riconoscimento del prepensionamento amianto prima disciplinati dal decreto 31 maggio 2017 sono stati riformati nel 2019/2020. Da allora non prevedono nessun requisito di anzianità contributiva ed anagrafica.

Infatti, i criteri e le modalità che definiscono la concessione del trattamento previdenziale sono contenuti nel D.M. del 16 dicembre 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 34 dell’11 febbraio 2020 (prepensionamento amianto ultime notizie – pensioni news).

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