Ecomafie: cosa sono, Terra dei Fuochi e implicazioni

Quando si parla di smaltimento dei rifiuti e di ambiente, purtroppo nel nostro Paese e non solo, si è spesso costretti a citare un fenomeno piuttosto diffuso che reca ingenti danni all’ambiente e agli esseri viventi che lo abitano: parliamo delle ecomafie.

In questa guida, coordinata dall’Avv. Ezio Bonanni, scopriamo cosa sono le ecomafie, come vengono perseguiti i crimini legati all’ambiente e la situazione nella Terra dei Fuochi e nel Triangolo della Morte. Riportiamo anche i dati del rapporto di Legambiente sulle Ecomafie del 2021 che non mostra un miglioramento rispetto ai crimini di natura ambientale. Scopriamo anche tutto sulle sanzioni e sulla legge sui reati ambientali in vigore in Italia dal 2015.

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Indice dei contenuti
Ecomafia definizione
Rapporto ecomafie 2021 di Legambiente
Legge sugli ecoreati
La terra dei fuochi
Tempo stimato di lettura: 6 minuti

Ecomafie: cosa sono?

Cosa sono le ecomafie? Ecomafia è un neologismo coniato per la prima volta da Legambiente, associazione ambientalista, che definisce tutte le attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che provocano danni all’ambiente.

Tra le attività delle ecomafie ci sono il traffico illegale e lo smaltimento illegale dei rifiuti, pericolosi e non, il traffico di buste shoppers illegali, l’abusivismo edilizio su larga scala, incendi boschivi e illegalità nel mercato dell’agro alimentare. Questo insieme di crimini ambientali frutta alle ecomafie un indotto milionario che pesa sull’economia italiana.

Storia delle ecomafie

Nel 1982 con l’emanazione del D.P.R. (DECRETO DEL PRESIDENTE) del 10 settembre 1982, n. 915 (“Attuazione delle direttive (CEE) n. 75/442 relativa ai rifiuti, n. 76/403 relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili e n. 78/319 relativa ai rifiuti tossici e nocivi”), abbiamo sentito parlare per le primissime volte di ecomafie.

I primi reati accertati che segnano il legame tra ecomafia e rifiuti è del 1991. Sei imprenditori ed amministratori nella Settima Sezione del Tribunale di Napoli furono condannati per abuso di ufficio e corruzione, e assolti dal reato di associazione mafiosa.

Il termine ecomafia in Italia appare per la prima volta nel 1994 in un documento pubblicato dall’associazione italiana Legambiente, intitolato Le ecomafie – il ruolo della criminalità organizzata nell’illegalità ambientale, redatto in collaborazione con Eurispes e con l’Arma dei Carabinieri.

Nel 1997 si pubblica il primo Rapporto Ecomafia di Legambiente che da allora, ogni anno, fa il punto sulla situazione.

Nel 1995 è stata istituita la “Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti”.

Rapporto ecomafie di Legambiente 2021

Il rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2021, nonostante il calo dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine in relazione alla pandemia da Covid-19, evidenzia che i crimini ambientali sono stati lo 0,6 per cento in più rispetto all’anno precedente. “Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali – si legge nel rapporto – nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, dove sono stati 16.262 (il 46,6 per cento del totale), con 134 arresti: nel 2019 erano stati ‘soltanto’ 86. Nel complesso, il mercato illegale pesa sull’economia per 10,4 miliardi di euro”.

La natura è sotto attacco: codice rosso per boschi e fauna, con 4.233 reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%), e 8.193 quelli contro gli animali.

L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente.

I dati che raccontano come questo avviene sono raccolti da Legambiente nel report annuale dedicato alle illegalità ambientali, Ecomafia 2021. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia in vendita in libreria edito da Edizioni Ambiente.

Legge sugli Ecoreati e criminalità ambientale in Italia

La Legge 68/2015, approvata nel 2015, è uno strumento importantissimo nella lotta alla criminalità ambientale, sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione.

Essa ha introdotto nuovi delitti a salvaguardia dell’ambiente nel codice penale, modificando così il quadro normativo previgente che affidava in modo pressoché esclusivo la tutela dell’ambiente a contravvenzioni e sanzioni amministrative, previste dal Codice dell’ambiente (d.lgs. 152 del 2006 ).

I delitti contro l’ambiente costituisocno dunque un autonomo capo del diritto penale (Titolo VI-bis del secondo libro del codice penale). La legge ha inoltre introdotto una specifica disciplina per l’estinzione degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale. Prevede la responsabilità amministrativa dell’ente anche in relazione alla commissione da parte dei suoi dipendenti dei nuovi delitti contro l’ambiente. Inasprisce le sanzioni irrogabili per alcuni illeciti previsti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via d’estinzione.

Ecomafia rifiuti e delitti contro l’ambiente

Qui di seguito i delitti ambientali introdotti dalla legge del 2015:

  • inquinamento ambientale;
  • disastro ambientale;
  • traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività;
  • impedimento del controllo
  • omessa bonifica;
  • ispezione di fondali marini.


In particolare, il nuovo articolo 452-bis del codice penale punisce l’inquinamento ambientale sanzionando con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento “significativi e misurabili” dello stato preesistente “delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo” (n. 1) o “di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna” (n. 2).

Guarda la puntata di ONA TV su Recovery Fund e riqualificazione del Sud.

ecomafie e recovery fund

La Terra dei Fuochi e il problema dei rifiuti

Con l’espressione Terra dei Fuochi si intende una estesa area della Campania a cavallo tra le province di Napoli e di Caserta, particolarmente interessata dall’attività illegale delle ecomafie e in particolare dall’interramento illegale di rifiuti pericolosi e ai roghi di rifiuti. I roghi dei rifiuti tossici sprigionano nell’aria sostanze nocive come la diossina, pericolose per la salute degli esseri viventi che vivono nelle vicinanze e per l’ambiente.

L’espressione nasce negli anni 2000. Nel 2003 fu usata nel Rapporto Ecomafie di quell’anno di Legambiente e in seguito da Roberto Saviano nel libro Gomorra.

Le indagini scientifiche hanno evidenziato una correlazione tra i fenomeni in atto nella Terra dei Fuochi e l’aumento del numero di casi di neoplasie tiroidee. 

SMA Campania, una società in house che si occupa del contrasto di questi fenomeni ha messo a punto:

  • il servizio di pattugliamento e rilevamento delle microdiscariche presenti sul territorio con strumenti di smartworking;
  • il servizio di spegnimento dei roghi tossici;
  • 4 Presidi Operativi ubicati in 4 comuni di cui uno attivo h24 (Giugliano in Campania).

Triangolo della Morte: Acerra-Nola-Marigliano

Il triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano è un’area compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, in Campania. La zona è tristemente nota per il forte aumento della mortalità per cancro della popolazione locale, correlato allo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte della camorra, provenienti principalmente dalle regioni industrializzate del Nord-Italia.

La definizione venne utilizzata nell’agosto 2004 dalla rivista scientifica The Lancet Oncology che pubblicò uno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza dal titolo: Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte” italiano connesso alla crisi dei rifiuti).