I media nella narrazione di storie delle vittime del dovere
Il ruolo dei media nella narrazione delle storie delle vittime del dovere non è sempre stato all’altezza. Sono vittime del dovere, anche gli equiparati a vittime del dovere, tutti coloro che nello svolgimento di un servizio o semplicemente in caso di emergenza, hanno svolto un ruolo per la collettività.
Questo tema, quello delle vittime del dovere, ovvero del sacrificio per la collettività, ha avuto una scarsa attenzione, rispetto alla delicatezza di esso e al numero delle persone coinvolte. Le vittime sono anche le famiglie. Per questo, e per tutte le implicazioni che queste lesioni comportano, occorre maggiore attenzione da parte dei media.
Media e la loro importanza per la cultura della prevenzione
Il ruolo dei media nel dare voce alle vittime del dovere e sensibilizzare l’opinione pubblica è importante. Sono vittime del dovere coloro che sono “deceduti o che abbiano subìto un’invalidità permanente in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi:
- nel contrasto ad ogni tipo di criminalità;
- nello svolgimento di servizi di ordine pubblico;
- nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari;
- in operazioni di soccorso;
- in attività di tutela della pubblica incolumità;
- a causa di azioni recate nei loro confronti in contesti di impiego internazionale non aventi, necessariamente, caratteristiche di ostilità”.
Come chiarito dall’art. 1 comma 563 della legge 266 del 2005.
Chi sono gli equiparati a vittime del dovere?
È invece equiparato alle vittime del dovere chi ha subito il decesso o le infermità in missioni o in particolari condizioni ambientali e operative. Ciò è stabilito dalla di cui all’art. 1 comma 564 della legge 266 del 2005.
Rientrano nella specificità degli equiparati delle vittime del dovere coloro che l’art. 1 del d.P.R. 7 luglio 2006, n. 243 stabilisce “per missioni di qualunque natura“. Si intendono “le missioni, quali che ne siano gli scopi, autorizzate dall’Autorità gerarchicamente o funzionalmente sovraordinata al dipendente“.
Inoltre sono comprese anche le situazioni “per particolari condizioni ambientali od operative“. Si intendono “le condizioni comunque implicanti l’esistenza o anche il sopravvenire di circostanze straordinarie e fatti di servizio che hanno esposto il dipendente a maggiori rischi e fatiche in rapporto alle ordinarie condizioni di svolgimento dei compiti d’istituto“.
Le vittime dell’uranio impoverito, amianto e altri veleni
I media, negli anni, hanno in qualche occasione narrato storie e vicende dei nostri militari che, impiegati all’estero, al ritorno dalle missioni si sono ammalati. Tra queste, le storie di Carlo Calcagni, il colonnello del ruolo d’onore dell’esercito, che ha subito un danno biologico del 100%. Ha ottenuto, dopo anni, il riconoscimento anche dello status della vittima del dovere, o meglio di equiparato alle vittime del dovere.
I media si sono interessati alla storia di Carlo Calcagni, come anche di quella di Antonio Dal Cin: storie differenti, ma allo stesso tempo coincidenti. Storie di famiglie, di esseri umani, coinvolti in una tragica vicenda, che ha sconvolto e sconvolge le loro famiglie.
Media e informazioni sul riconoscimento vittime del dovere
I media hanno spesso narrato le vicende di questi uomini e di queste donne sconvolte da uccisioni o da altri eventi, come le malattie professionali, se causate dal dovere. Siamo difronte anche a vittime di esposizione a fibre di amianto e di nano particelle, quelle generate dai proiettili all’uranio impoverito.
Questi principi sono stati in sintesi definiti nel diritto: Cassazione Civile, Sezione lavoro, Ord. 823 del 19 gennaio 2021, coerente con Cassazione Civile, Sezione lavoro, 4238/2019, Cassazione Civile, Sezione lavoro, 20446/2019, e Cassazione, VI sezione civile, 14018 del 7 luglio 2020.
Questi provvedimenti sono coerenti anche con Consiglio di Stato, II sezione, 5816/2021, che identifica dal punto di vista:
- soggettivo, la platea degli aventi diritto, anche dipendenti civili, e coloro che hanno abitato nelle zone adiacenti e nelle zone contaminate;
- oggettivo, tutti coloro che hanno subito la lesione biologica per via del servizio e, come tali, “idonei a porsi quale verosimile causa della successiva infermità e quindi tali da giustificare il riconoscimento all’interessato del beneficio invocato“.
Il giudizio di verosimiglianza, lungi da configurarsi in termini causalistici stricto iure, è suffragato dai referti medici, compreso quello prodotto nel corso di questo giudizio di seconde cure, che attestano la presenza metalli pesanti, in forma di micro e nano particelle, ed elementi chimici in quantità a volte esorbitanti. Quindi non altrimenti spiegabili se non attraverso l’esposizione a sostanze inquinanti presumibilmente presenti nell’ambiente di lavoro (Consiglio di Stato, II sezione, n. 5816/2021).
Perché ci sono esposizioni cancerogene nelle Forze Armate?
I media hanno spesso trascurato di informare circa la condizione di rischio dei nostri uomini in divisa, in Forze Armate e Comparto Sicurezza.
Poi ci sono i media specializzati. L’Osservatorio Vittime del Dovere APS, con il suo organo di stampa “Diritto alla salute“, e lo stesso Osservatorio Nazionale Amianto, con “Il Giornale sull’Amianto“, si sono spesso occupati di questa tematica.
Il tema forte per il quale è fondamentale anche l’informazione è quella della tutela della salute, anche dal punto di vista di prevenire le condizioni stressanti, che moltiplicano le capacità lesive, virali e cancerogene.
Quindi la stessa disorganizzazione è uno dei dati fondamentali da cui non si può prescindere (SS.UU. 15055/2017). Quello che è fondamentale è che “l’art. 32 della Cost. non consente che l’esercizio di una qualsiasi attività lavorativa possa svolgersi, in nessun caso (art. 35 Cost.), in condizioni di rischio tali da nuocere normalmente all’integrità psicofisica del lavoratore o da portare al suo regolare sacrificio“.
Inoltre “posto che, come riconosciuto più volte anche dalla Corte Costituzionale (399/1996 e 309/1999), la Costituzione considera quello alla salute un diritto fondamentale primario mai comprimibile nel suo nucleo essenziale (protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana)” (Cass. 4238 / 2019).
I media e le notizie sulle vittime del dovere
Sono proprio le testate giornalistiche dell’Osservatorio delle Vittime del Dovere e dell’Osservatorio Nazionale Amianto a informare i cittadini. Le informazioni di queste due associazioni, che operano con un protocollo di intesa, svolgono un ruolo sussidiario e sono fondamentali.
Lo sono non solo per la prevenzione di futuri rischi, ma anche per tutelare la salute di chi purtroppo è stato già esposto alla condizione di rischio. Ci riferiamo ai nostri militari all’estero, impiegati delle cosiddette missioni di pace, che ora sono rientrati, spesso con delle infermità e anche con le malattie. Questi uomini in divisa ma anche coloro che da civili hanno subito queste lesioni, possono essere tutelati.
Intanto possono sottoporsi a un trattamento, che in caso di contaminazione può essere chelante (disintossicante), ma anche a diagnosi precoce e cura. Siamo in questo caso nel perimetro della prevenzione secondaria.
Vittime del dovere e il ruolo dei media per la tutela legale
In molti casi i nostri uomini in divisa, impiegati all’estero o anche in patria, che hanno subito danni alla salute, anche con la morte, sono rimasti senza informazioni.
Informare è anche la prima fase della formazione. Le notizie e le informazioni, comprese quelle dei media, sono molto importanti perché coloro che hanno subito queste esposizioni sono effettivamente posti nella posizione di tutelare i propri diritti.
Infatti, l’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto, con l’Osservatorio Vittime del Dovere, svolge un ruolo di assistenza legale. Quello della tutela legale delle vittime è un ruolo fondamentale. Le due associazioni di tutela delle vittime del dovere, con il loro numero verde, rendono delle consulenze gratuite e sono fondamentali per i soggetti coinvolti e per i loro familiari.
In molti casi, queste vittime ricevono dopo molto tempo la diagnosi. Non solo per i casi di esposizione a uranio impoverito, ma anche a fibre di amianto e a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti.
Appello dell’Avvocato Bonanni: al bando l’uranio impoverito
Nel corso dell’evento che si è celebrato presso la Pontificia Università Urbaniana il 30.03.2023, l’Avvocato Ezio Bonanni ha lanciato il monito della lesività delle armi all’uranio impoverito. Infatti, come recentemente annunciato dal Regno Unito, si pensa di fornire proietti dall’uranio impoverito all’Ucraina, impegnata a difendersi dall’aggressione russa.
In questo caso, il rimedio è peggio del male: impiegare uranio impoverito determinerebbe la contaminazione di quei territori. Acqua, aria e suolo saranno contaminati come quando ci fu l’incidente di Chernobyl. Una eredità che si protrae per centinaia di anni, pregiudicando la vita stessa in questi territori.
Per questo sono fondamentali le parole di papa Francesco, a più riprese impegnato nell’esigenza di porre fine a quello che è un massacro inaccettabile.