Radioterapia: cos’è e quando si usa
In questa guida ci occupiamo di radioterapia: cos’è, come funziona e quando si usa nella lotta al cancro. Scopriamo gli effetti collaterali, quanto dura, con quali tumori si usa e qual è la differenza con la chemioterapia.
Tra i tumori con i quali si usa al radioterapia, a diversi scopi che vedremo in seguito, ci sono le malattie neoplastiche causate dall’esposizione all’amianto. Le vittime di esposizione professionale hanno diritto al riconoscimento di malattia professionale o causa di servizio, a seconda del settore di impiego. Hanno inoltre diritto al risarcimento integrale dei danni subiti. Tutte le somme maturate in vita passano agli eredi in caso di decesso.
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Radioterapia: cos’è e come funziona
La radioterapia è un importante strumento nella lotta contro il cancro, utilizzato per curare, controllare o alleviare i sintomi della malattia.
Si tratta quindi di una forma di trattamento medico utilizzato principalmente per combattere il cancro. Si basa sull’uso di radiazioni ionizzanti ad alta energia per danneggiare e distruggere le cellule cancerose nel corpo.
Questo trattamento può essere utilizzato da solo o in combinazione con altri approcci terapeutici, come la chirurgia, l’immunoterapia o la chemioterapia, a seconda del tipo di cancro e delle sue caratteristiche specifiche.
Può essere quindi curativa-radicale, adiuvante, neoadiuvante, terapeutica o palliativa, e dipende dal tipo di tumore, dalla sua posizione e dallo stadio della malattia, oltre alla salute generale del paziente. La radioterapia può essere applicata sia al tumore stesso che ai linfonodi drenanti se associati al tumore o se esiste il rischio di diffusione maligna.
A differenza della radioterapia e della chirurgia, che hanno un campo d’azione delimitato, la chemioterapia invece agisce su tutto il corpo e può aumentare l’efficacia della radioterapia.
Come funziona la radioterapia nel dettaglio
Solitamente nella radioterapia vengono impiegati i raggi X e i raggi gamma. I raggi X rappresentano una parte dello spettro elettromagnetico con una lunghezza d’onda compresa approssimativamente tra 10 nanometri (nm) e 1/1000 di nanometro (1 picometro). Questi raggi, scoperti oltre un secolo fa da Nikola Tesla, sono utilizzati sia a fini diagnostici (ad esempio, nelle radiografie) che terapeutici (come nella radioterapia). Nell’impiego terapeutico, l’obiettivo delle radiazioni ionizzanti è quello di colpire e distruggere le cellule tumorali danneggiando il DNA del tessuto bersaglio. Le cellule tumorali, a differenza delle normali, non sono in grado di riparare i danni subiti e muoiono per apoptosi, un processo di morte cellulare programmata.
I fasci di radiazioni vengono diretti da diverse angolazioni per massimizzare l’impatto sul tumore e ridurre al minimo il coinvolgimento delle zone circostanti.
Tra le modalità di trattamento radioterapico vi sono l’irradiazione corporea totale (TBI), che può essere utilizzata come preparazione per un trapianto di midollo osseo, e la brachiterapia, che prevede il posizionamento di una sorgente di radiazione all’interno o in prossimità dell’area da trattare tramite piccole sonde di metallo radioattivo.
Questo metodo mira a minimizzare il coinvolgimento del tessuto sano ed è comunemente impiegato per trattare tumori della mammella, della prostata e di altri organi.
Tutte le tipologie di radioterapia nel dettaglio
La radioterapia, a seconda del tipo di tumore e delle condizioni del paziente, può essere classificata come:
- Curativa: mira a eliminare completamente il tumore;
- Palliativa: mira a ridurre i sintomi del tumore per migliorare la qualità di vita del paziente;
- Preoperatoria (o neoadiuvante): viene somministrata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore o facilitare l’operazione, o per minimizzare il rischio di diffusione delle cellule maligne durante l’intervento stesso;
- Postoperatoria (o adiuvante): viene somministrata dopo l’asportazione chirurgica del tumore per prevenire recidive;
- Intraoperatoria (IORT, Intra-Operative RadioTherapy): viene somministrata durante l’intervento chirurgico per rimuovere il tumore;
- Total body: utilizzata per trattare tumori delle cellule del sangue e del sistema linfatico (come leucemie e linfomi), coinvolge l’irradiazione dell’intero corpo del paziente per distruggere le cellule tumorali, seguita spesso da un trapianto di midollo osseo o di cellule staminali;
- Terapia radiometabolica: prevede l’uso di radiofarmaci metabolizzati dall’organismo, somministrati in un ambiente ospedaliero protetto, per scopi radioprotezionistici.
Radioterapia interna o esterna?
Può essere inoltre esterna o interna. La radioterapia è esterna (transcutanea o a fasci esterni) quando la fonte delle radiazioni è posizionata all’esterno del corpo. Invece si parla di radioterapia interna quando vengono somministrati liquidi o metalli radioattivi, in grado di rilasciare le radiazioni direttamente sul tumore, all’interno del corpo attraverso l’ingestione o la somministrazione endovenosa (brachiterapia).
Quanto dura la radioterapia e tutto sulla preparazione necessaria
La pianificazione della radioterapia implica la selezione del tipo di trattamento, la sua durata e frequenza, e dipende sempre dal tipo di tumore, dalle sue dimensioni, dalla sua localizzazione nel corpo e dalle condizioni generali del paziente.
Il processo coinvolge diversi professionisti specializzati, tra cui il medico oncologo radioterapista, il medico o sanitario responsabile del funzionamento e della sicurezza delle apparecchiature, il tecnico di radioterapia o radiologia specializzato in questo ambito, oltre a infermieri professionisti. Altri professionisti coinvolti possono includere statistici sanitari, ingegneri biomedici e infermieri specializzati.
Di solito, la radioterapia prevede trattamenti di circa 10 minuti ciascuno, somministrati una volta al giorno, con brevi pause per consentire alle cellule sane di rigenerarsi.
Dosaggio e frazionamento della radioterapia
Per la tutela della salute dei malati esistono norme rigide anche per l’applicazione delle radiazioni ionizzanti, che non devono superare i limiti massimi consentiti.
I trattamenti radianti sono somministrati a piccole dosi, secondo una metodologia definita “frazionamento“. Il frazionamento permette alle cellule e ai tessuti sani di riparare i danni causati dalle radiazioni. Quindi, l’irradiazione della zona da trattare può essere effettuata anche giornalmente, per un massimo di cinque frazioni settimanali.
L’unità di misura delle radiazioni è il Gy, cioè il Gray. Questo valore, nel frazionamento settimanale, non deve mai superare il valore totale di 9-10 Gy. La dose varia in base allo scopo della terapia. Infatti, nel caso in cui la terapia ha come scopo quello palliativo, le radiazioni saranno a più basso dosaggio e prolungate nel tempo.
L’intensità di dose è definita come la dose di radiazione ricevuta nell’unità di tempo. Questa prende in considerazione le caratteristiche del tumore, lo scopo della terapia e l’eventuale applicazione di altre terapie, quali la chirurgia o la chemioterapia.
Gli effetti collaterali della radioterapia: quali sono?
La radioterapia può causare effetti indesiderati, che possono variare in intensità e durata a seconda delle condizioni generali del paziente, della posizione e del tipo di tumore trattato.
La maggior parte di questi effetti, tuttavia, tende a attenuarsi nel tempo e scompare entro alcune settimane dalla fine del trattamento. Questi effetti collaterali sono il risultato del fatto che le radiazioni ionizzanti non colpiscono solo le cellule tumorali, ma anche quelle sane.
Tra gli effetti collaterali più comuni a breve termine si includono:
- Stanchezza
- Irritazioni cutanee nella zona trattata
- Caduta dei peli e dei capelli
- Variazioni dell’umore
- Nausea e vomito
- Problemi intestinali
- Secchezza delle fauci
Gli effetti collaterali a lungo termine possono comprendere:
- Fibrosi
- Insorgenza di nuovi tumori causati dalla radioterapia o dalla chemioterapia
- Lesioni al midollo spinale (rare e principalmente a livello cervicale e toracico)
- Infertilità
- Declino cognitivo
- Radionecrosi
Alcuni pazienti possono continuare a lavorare durante il trattamento radioterapico, a condizione che non si tratti di un lavoro faticoso, e talvolta riducendo le ore lavorative.
Il trattamento terapeutico delle malattie da amianto
La radioterapia è largamente utilizzata nel trattamento della malattie amianto correlate. L’amianto (asbesto sinonimo), infatti, è un minerale altamente cancerogeno per l’uomo che, inalato o ingerito, è in grado di provocare gravi malattie e tumori, spesso mortali. Ciò è confermato dall’ultima monografia IARC. Questi tumori sono dose dipendenti e quindi tutte le esposizioni ad asbesto possono dare avvio al cosiddetto meccanismo della cancerogenesi).
Le principali malattie provocate dall’asbesto sono:
- mesotelioma;
- asbestosi;
- placche pleuriche;
- ispessimenti pleurici;
- tumore del polmone;
- complicazioni cardiache e cardiocircolatorie;
- tumore alla faringe;
- cancro alla laringe;
- tumore allo stomaco;
- neoplasia al colon-retto;
- tumore all’esofago;
- cancro alle ovaie.