Linfoma di Hodgkin: cos’è, sintomi e cause e assistenza legale per le vittime

Cos’è il linfoma di Hodgkin? Il linfoma di Hodgkin rappresenta un tipo relativamente raro di cancro ematologico, costituendo solo il 10% di tutti i linfomi. Questa forma di neoplasia colpisce i linfociti di tipo B ed è più comune nei soggetti giovani, spesso manifestandosi prima dei 35 anni di età.

Le cause precise del linfoma di Hodgkin non sono ancora del tutto comprese, ma sono stati identificati diversi fattori di rischio associati a un aumento della probabilità di sviluppare questa malattia.

Tra questi fattori vi sono esposizioni professionali a sostanze chimiche e radiazioni ionizzanti. Ad esempio, vi sono stati casi documentati di militari italiani esposti a nanoparticelle di metalli pesanti durante operazioni che coinvolgevano armi contenenti uranio impoverito, che hanno sviluppato il linfoma di Hodgkin e altri tipi di cancro e malattie.

L’Osservatorio Vittime del Dovere, presieduto dall’Avvocato Ezio Bonanni, offre assistenza legale gratuita alle vittime di esposizioni professionali ad agenti patogeni, aiutandole a ottenere gli indennizzi e il risarcimento danni previsti per legge. Nei casi di malattie professionali, infatti, è garantito il diritto a una serie di indennizzi e al risarcimento completo dei danni subiti.

Per i militari e altri dipendenti del servizio pubblico non privatizzato, ci sono particolari diritti legati alla causa di servizio e, in alcuni casi, lo status di vittima del dovere.

In questa guida, esamineremo dettagliatamente il linfoma di Hodgkin, comprese le sue caratteristiche, i sintomi, le possibili cause e i fattori di rischio associati. Analizzeremo anche i test diagnostici essenziali e le opzioni terapeutiche più all’avanguardia, oltre a fornire informazioni sull’assistenza legale disponibile per coloro che sono esposti a rischi professionali.

Indice dei contenuti

Definizione del Linfoma di Hodgkin: natura e manifestazioni

Il linfoma di Hodgkin è un tipo di tumore che origina nel sistema linfatico, derivando dalle cellule linfocitarie B. Queste cellule, presenti in diversi tessuti come il sangue, i linfonodi, la milza e il midollo osseo, costituiscono il punto di partenza per questo tipo di neoplasia.

Questo tipo di tumore si distingue principalmente per la sua insorgenza tipica all’interno dei linfonodi, ma può svilupparsi anche in altre parti del corpo in cui sono presenti tessuti linfatici.

Il termine “di Hodgkin” deriva dal nome del medico britannico Thomas Hodgkin, che fu il primo a descrivere le caratteristiche della malattia nel 1832. È importante notare che i linfomi non-Hodgkin comprendono una vasta gamma di sottotipi, che si differenziano dai linfomi di Hodgkin per la mancanza delle caratteristiche cellule di Reed-Sternberg e cellule di Hodgkin.

Principali sintomi del linfoma di Hodgkin: quali sono?

Identificare precocemente il linfoma di Hodgkin può essere una sfida. Spesso, i primi sintomi includono ingrossamento dei linfonodi del collo, che di solito non sono dolorosi. In alcuni casi, le zone colpite dal tumore possono diventare dolorose dopo l’assunzione di bevande alcoliche, sebbene il motivo di questo fenomeno non sia del tutto chiaro.

Un’altra possibile manifestazione precoce è un prurito intenso che non risponde ai trattamenti convenzionali.

Nei casi più avanzati, i sintomi generalizzati possono includere:

  • Febbre
  • Sudorazioni notturne
  • Perdita di appetito e conseguente dimagrimento involontario
  • Febbre di Pel-Ebstein, caratterizzata da cicli di febbre elevata alternati a periodi di temperatura normale o bassa
  • Cachessia, che diventa più comune con il progredire della malattia.

I sintomi specifici dipendono dalla localizzazione delle masse tumorali e dalla loro pressione sui tessuti circostanti:

  • Ittero, causato dall’ostruzione del dotto biliare intra- o extraepatico
  • Edema locale (linfedema) dovuto alla compressione dei vasi linfatici da parte del tumore
  • Dispnea grave e tosse causate dalla compressione delle vie respiratorie
  • Dispnea, tosse e dolore toracico legati all’infrazione del tessuto polmonare.

Diagnosi e procedure diagnostiche per il Linfoma di Hodgkin

La biopsia dei linfonodi, che consiste nel prelievo di tessuto dai linfonodi per analisi al microscopio, è fondamentale per ottenere una diagnosi definitiva.

Successivamente alla diagnosi istologica, viene eseguita una serie di esami per determinare lo stadio della malattia, un processo noto come stadiazione.

Questa valutazione comprende l’utilizzo di tomografia computerizzata (TC) con mezzo di contrasto e tomografia a emissione di positroni con 18F-fluorodesossiglucosio (18F-FDG PET).

Tali esami permettono di classificare il linfoma in uno dei quattro stadi previsti, corrispondenti a diversi livelli di estensione e gravità della malattia. I suffissi “A” o “B” vengono aggiunti in base alla presenza o assenza di febbre, perdita di peso e sudorazioni notturne.

La risonanza magnetica (RM) è eseguita nei casi in cui si manifestano sintomi neurologici.

Infine, la FDG-PET/TC viene utilizzata per monitorare la risposta ai trattamenti prescritti.

Per approfondimenti, è possibile consultare la Lugano Classification e le linee guida sulla diagnosi e stadiazione del linfoma di Hodgkin.

Trattamenti e cura per il linfoma di Hodgkin: quali sono?

Le prospettive di guarigione per i pazienti affetti da linfoma di Hodgkin sono notevolmente positive, soprattutto tra i soggetti giovani, con un tasso di guarigione che raggiunge circa l’87% nelle pazienti e l’85% nei pazienti maschi.

Il trattamento primario e più efficace si basa su una combinazione di chemioterapia e radioterapia. Lo schema terapeutico più comunemente adottato è l’ABVD (Adriamicina o Doxorubicina, Bleomicina, Vinblastina, Dacarbazina), sviluppato dallo stimato ricercatore italiano Gianni Bonadonna.

Nei casi più avanzati, possono essere impiegate terapie più aggressive, mentre la radioterapia viene utilizzata per consolidare il trattamento e sterilizzare eventuali aree tumorali voluminose.

In situazioni di recidiva o mancata risposta alla chemioterapia, può essere considerato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Questo tipo di trapianto può essere autologo (utilizzando le cellule staminali del paziente stesso) o, più raramente, allogenico (con cellule staminali provenienti da un donatore esterno).

I progressi nella ricerca hanno portato all’identificazione di nuovi farmaci mirati, come il brentuximab-vedotin, un anticorpo monoclonale che riconosce l’antigene CD30 sulle cellule tumorali, trasportando una tossina che distrugge selettivamente tali cellule. Altri esempi includono gli inibitori dei checkpoint immunitari come nivolumab e pembrolizumab, che potenziano la risposta immunitaria contro il tumore.

Nel caso del linfoma di Hodgkin a predominanza linfocitaria con alta espressione di CD20, il trattamento prevede l’impiego della chemioterapia utilizzata per il linfoma classico, con l’aggiunta di rituximab.

Cause e fattori di rischio del Linfoma di Hodgkin: quali sono?

Nonostante le ricerche, le cause esatte del linfoma di Hodgkin rimangono ancora indefinite. Tuttavia, sono stati identificati diversi fattori di rischio associati alla sua insorgenza:

  • Età: il rischio è più elevato tra i 20-30 anni e sopra i 60 anni.
  • Sesso: gli uomini presentano un rischio leggermente maggiore rispetto alle donne.
  • Fattori ambientali, inclusa l’esposizione a sostanze nocive sul luogo di lavoro.
  • Infezioni precedenti, tra cui l’infezione da virus di Epstein-Barr (EBV), correlata a circa un terzo dei casi di linfoma di Hodgkin.
  • Immunodepressione.
  • Fattori geografici: il linfoma di Hodgkin è più diffuso in Nord Europa, Stati Uniti e Canada rispetto all’Asia.
  • Livello socio-economico: è più comune nelle persone con reddito più elevato.

Il rischio può aumentare anche con l’esposizione a radiazioni ionizzanti, sostanze chimiche e in presenza di condizioni che compromettono il sistema immunitario, come l’HIV, le malattie autoimmuni o le terapie post-trapianto.

Linfoma di Hodgkin e il legame con le radiazioni ionizzanti

Nel 2000, il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche (UN-SCERA) ha condotto una dettagliata analisi sugli effetti delle radiazioni ionizzanti, includendo una sezione dedicata al linfoma di Hodgkin.

Questa analisi ha evidenziato un’associazione statisticamente significativa tra il linfoma di Hodgkin e l’esposizione alle radiazioni, considerando un periodo di latenza di 10 anni tra l’esposizione e l’insorgenza della malattia.

Tuttavia, la conclusione dell’analisi ha indicato che non vi è una relazione di causa-effetto, poiché ciò sarebbe in contrasto con i risultati degli studi condotti sui sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, oltre ad altri studi analoghi.

È importante sottolineare che tali studi non prendono in considerazione l’esposizione interna e altri fattori di rischio, come il fumo o l’esposizione a sostanze chimiche.

Linfoma di Hodgkin e l’uranio impoverito: una preoccupante correlazione

Durante le missioni di pace, i militari italiani sono stati schierati in aree in cui sono stati utilizzati proiettili contenenti uranio impoverito. Questo materiale è un sottoprodotto dell’uranio, utilizzato per aumentare la potenza perforante dei proiettili grazie alla sua elevata densità.

L’esplosione di proiettili contenenti uranio impoverito genera elevate temperature, producendo nanoparticelle di metalli pesanti insieme a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. A ciò si aggiunge il rischio di compromissione del sistema immunitario a causa di procedure vaccinali errate.

Il linfoma di Hodgkin, Uranio Impoverito e le vicende di Valery Melis

Il 4 febbraio 2004, il caporalmaggiore Valery Melis è deceduto a causa del linfoma di Hodgkin, dopo aver partecipato a una o più missioni nei Balcani. Le accuse si sono rivolte al Governo per il ritardo nell’adozione di misure di sicurezza.

La Commissione Medico-Scientifica presieduta dal professor Franco Mandelli, istituita nel dicembre 2000, ha indagato sul legame tra le patologie attribuite all’uranio impoverito e le zone colpite dai bombardamenti. Secondo la Commissione, le nanoparticelle di polveri di minerali pesanti generate dall’esplosione dei proiettili, e non l’uranio impoverito stesso, sono state identificate come la causa delle malattie.

Linfoma di Hodgkin, Uranio Impoverito e controversie sui vaccini

La Commissione d’Inchiesta della Camera dei Deputati ha esaminato le procedure vaccinali errate a cui sono stati sottoposti i militari in missione. Salvatore Vacca, ad esempio, è stato vaccinato tredici volte in una settimana ed è stato il primo militare italiano a morire per un cancro del sangue dopo le missioni nei Balcani.

La relazione finale della Commissione d’Inchiesta, datata 07.02.2018, ha incluso tutte le condizioni di rischio per il sistema emolinfopoietico. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere, è stato ascoltato dalla Commissione stessa il 06.12.2017.

Assistenza Legale per le vittime

L’Avv. Ezio Bonanni, con l’Osservatorio Nazionale Amianto e l’Osservatorio Vittime del Dovere, hanno istituito il Dipartimento Tutela Personale Civile e Militare esposto a Uranio Impoverito, che offre consulenza legale gratuita e assistenza medica gratuita.

Il team di medici e legali dello studio si contraddistinguono per esperienza, professionalità e serietà di tutti i suoi componenti. Inoltre, l’Avv. Bonanni, pioniere in Italia per la tutela delle vittime del dovere, mira a far luce sulle vicende più complesse come nel caso dell’uranio impoverito e le patologie associate.

Riconoscimento della causa di servizio e status di vittima del dovere

Il riconoscimento della causa di servizio costituisce la base per l’ottenimento di benefici assistenziali ed economici per coloro che servono nelle Forze Armate.

Questi benefici, destinati a coloro che subiscono danni durante il servizio o a causa di specifiche condizioni lavorative, includono un aumento dello stipendio proporzionale al grado di invalidità accertato, variabile dall’1,25% al 2,5%.

Le vittime hanno diritto anche a un’indennità una tantum e, in caso di inabilità permanente assoluta, a una pensione privilegiata.

Il riconoscimento dello status di vittima del dovere è riservato a coloro le cui infermità sono attribuite ad esposizioni a sostanze cancerogene come l’amianto, il benzene o l’uranio impoverito. Questi individui hanno diritto a un risarcimento danni, compresi danni patrimoniali e non patrimoniali, e a diverse forme di assistenza economica, come una speciale elargizione e assegni vitalizi mensili. Hanno inoltre accesso a benefici fiscali, assistenza psicologica e borse di studio.

Tutela legale e medica

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