Gas Radon: rischi per la salute, malattie professionali e tutela dei lavoratori esposti

IL RADON È UN GAS RADIOATTIVO NATURALE, INODORE E INVISIBILE, CHE SI FORMA DAL DECADIMENTO DELL’URANIO PRESENTE NEL SUOLO E NELLE ROCCE. SI ACCUMULA NEGLI AMBIENTI CHIUSI E, SE INALATO A LUNGO, PUÒ CAUSARE TUMORI AI POLMONI. È RICONOSCIUTO DALL’OMS E DALL’INAIL COME UNO DEI PRINCIPALI AGENTI CANCEROGENI OCCUPAZIONALI.

Cos’è il radon e come si forma nel sottosuolo

Il radon è un gas nobile di origine naturale, prodotto dal decadimento radioattivo dell’uranio e del radio presenti nelle rocce e nel terreno. È incolore, inodore e insapore, quindi impossibile da percepire senza strumenti di misurazione. Una volta formato, il radon si diffonde nel suolo e, attraverso fessure, tubazioni o crepe nelle fondamenta, può penetrare negli edifici e accumularsi in concentrazioni elevate, soprattutto nei piani seminterrati e nelle aree poco ventilate.

La pericolosità del radon non dipende solo dalla sua presenza, ma dal suo comportamento. Decadendo, produce isotopi radioattivi che si attaccano alle particelle di polvere e, una volta inalati, si depositano nei bronchi e negli alveoli polmonari. Queste particelle emettono radiazioni alfa che, nel tempo, possono danneggiare il DNA delle cellule e provocare mutazioni cancerogene.

Dove si trova e in quali ambienti il rischio è maggiore

Il radon è presente ovunque nel sottosuolo, ma la sua concentrazione varia in base alla composizione geologica. Le zone più a rischio sono quelle ricche di rocce vulcaniche, graniti o tufi, come molte aree del Lazio, della Campania, della Lombardia e del Trentino-Alto Adige. Gli edifici costruiti su terreni porosi o fessurati favoriscono la risalita del gas dal sottosuolo.

Il problema riguarda non solo le abitazioni private, ma anche gli ambienti di lavoro sotterranei o scarsamente ventilati, come gallerie, miniere, cantine, laboratori, centrali termiche e stabilimenti industriali. In questi luoghi, la concentrazione di radon può superare di molto i limiti di sicurezza fissati dalla normativa, rendendo necessaria una sorveglianza continua e interventi di mitigazione.

Il rischio sanitario: come il radon danneggia l’apparato respiratorio

L’esposizione cronica al radon rappresenta, dopo il fumo di sigaretta, la seconda causa di tumore polmonare in Europa secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il rischio aumenta in modo proporzionale alla concentrazione e alla durata dell’esposizione. Quando il gas viene inalato, i suoi prodotti di decadimento radioattivo si fissano alle pareti dei bronchi e rilasciano radiazioni alfa, che danneggiano le cellule epiteliali e possono indurre mutazioni genetiche.

A differenza di altre sostanze tossiche, il radon non provoca sintomi immediati. Gli effetti si manifestano dopo anni, sotto forma di cancro ai polmoni o, più raramente, altre patologie respiratorie croniche. La combinazione tra radon e fumo di sigaretta è particolarmente pericolosa, perché le due esposizioni si potenziano a vicenda, moltiplicando il rischio di sviluppare un tumore. Maggiori info sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il radon come agente di rischio professionale

Il radon è classificato come agente cancerogeno di categoria 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e come agente di rischio professionale nei luoghi di lavoro dal Decreto Legislativo 101/2020, che recepisce la Direttiva Euratom 2013/59. Tale decreto stabilisce i limiti di concentrazione e le misure di protezione da adottare nei luoghi di lavoro esposti a radiazioni naturali.

Il valore di riferimento fissato dalla normativa è di 300 becquerel per metro cubo (Bq/m³). Se le misurazioni superano tale soglia, il datore di lavoro è tenuto ad adottare interventi di bonifica, come il miglioramento della ventilazione, la sigillatura delle crepe o la realizzazione di barriere al gas. In alcuni casi, il superamento dei limiti può richiedere la classificazione del personale come lavoratore esposto a radiazioni ionizzanti, con conseguente sorveglianza sanitaria periodica e registrazione dell’esposizione.

Categorie di lavoratori più esposte: quali sono?

Le attività più a rischio sono quelle che si svolgono in ambienti sotterranei o in contatto con il terreno. Tra queste rientrano minatori, tecnici di galleria, operai edili, addetti alla manutenzione di condutture, lavoratori di centrali idroelettriche, personale di stabilimenti termali e operatori nei laboratori di fisica o geologia. Anche alcune scuole, ospedali e uffici pubblici costruiti su terreni vulcanici sono stati oggetto di controlli e interventi per eccessiva presenza di radon.

In generale, il rischio non deriva dall’attività in sé, ma dalla permanenza in locali dove il gas si accumula. L’assenza di ventilazione, la presenza di crepe e la scarsa manutenzione degli edifici favoriscono la penetrazione del gas. La misurazione periodica della concentrazione è l’unico modo per verificare la sicurezza degli ambienti di lavoro.

Le malattie professionali correlate al radon nelle tabelle INAIL

L’INAIL riconosce il tumore polmonare da esposizione a radon come malattia professionale. La patologia è compresa nella Lista I delle malattie professionali, che raccoglie le malattie la cui causa è di elevata probabilità professionale. Il codice tabellare di riferimento è 57.01.03 (Tumori polmonari da radiazioni ionizzanti).

Per ottenere il riconoscimento, il lavoratore deve dimostrare di aver operato in ambienti in cui il radon era presente in concentrazioni superiori ai valori di riferimento e per un periodo prolungato. La diagnosi viene supportata da documentazione clinica, misurazioni ambientali e, nei casi più complessi, da consulenze tecniche INAIL o dell’ARPA. Il riconoscimento comporta il diritto all’indennizzo economico, all’assistenza sanitaria e alla riabilitazione.

Rischio radon e malattie correlate

AspettoDettaglio
Agente causaleGas radioattivo naturale prodotto dal decadimento dell’uranio
Settori a rischioMiniere, gallerie, centrali idroelettriche, impianti termali, edifici sotterranei
Effetti sulla saluteTumore polmonare, irritazione bronchiale, danni al DNA cellulare
Normativa di riferimentoD.Lgs. 101/2020 – Direttiva Euratom 2013/59
Limite di esposizione300 Bq/m³ (valore medio annuo)
Codice INAIL57.01.03 – Tumori polmonari da radiazioni ionizzanti
Classificazione IARCGruppo 1 – Cancerogeno certo per l’uomo

La sorveglianza sanitaria e il ruolo del medico competente

Nei luoghi di lavoro in cui è accertata la presenza di radon, il medico competente deve includere il rischio tra quelli oggetto di sorveglianza sanitaria.

I lavoratori esposti vengono sottoposti a visite periodiche, test respiratori e monitoraggi radiometrici per valutare l’assorbimento di radiazioni. Il medico, in collaborazione con il datore di lavoro e il responsabile della sicurezza, stabilisce le misure preventive più opportune e le eventuali limitazioni all’attività.

Particolare attenzione è riservata ai lavoratori fumatori, per i quali l’esposizione combinata al radon aumenta esponenzialmente il rischio di tumore. Le campagne di informazione e cessazione del fumo rappresentano dunque un elemento integrante della prevenzione.

Prevenzione e mitigazione: come ridurre la concentrazione di radon

La riduzione del rischio passa anzitutto attraverso la misurazione. I dispositivi di rilevamento, spesso sotto forma di dosimetri passivi, vengono collocati negli ambienti per un periodo di almeno dodici mesi, al fine di ottenere una media annuale attendibile. Se i valori superano i limiti, si interviene con azioni di mitigazione mirate.

Tra le strategie più efficaci figurano la ventilazione forzata, la sigillatura delle crepe nel pavimento, l’installazione di barriere al gas sotto le fondamenta e la realizzazione di sistemi di aspirazione del suolo (sub-slab depressurization). Nelle nuove costruzioni, la normativa edilizia prevede già misure preventive obbligatorie, come guaine impermeabili e sistemi di drenaggio dell’aria.

La dimensione legale e la responsabilità del datore di lavoro

Il D.Lgs. 101/2020 impone ai datori di lavoro di misurare periodicamente la concentrazione di radon nei locali sotterranei e nei piani terra. Se i valori risultano superiori alla soglia, devono essere attuate misure tecniche e organizzative per ridurre l’esposizione. Il mancato adempimento costituisce violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, con conseguenze penali e amministrative.

Il datore di lavoro deve inoltre garantire la formazione dei lavoratori, fornire dispositivi di protezione, informare sui rischi e comunicare i risultati delle misurazioni alle autorità competenti. Le regioni, tramite ARPA, hanno il compito di coordinare le campagne di monitoraggio e tenere aggiornata la mappatura delle aree a rischio.

Radon: prospettive di ricerca e innovazione tecnologica

La ricerca sul radon si sta concentrando sullo sviluppo di sensori intelligenti, capaci di misurare in tempo reale la concentrazione del gas e di attivare automaticamente sistemi di ventilazione. L’obiettivo è creare edifici “radon-safe”, in grado di mantenere costantemente livelli sicuri di radioattività. Anche i materiali da costruzione sono oggetto di studio, poiché alcuni tipi di granito, tufo o cemento possono rilasciare quantità non trascurabili di radon.

Le tecnologie di edilizia sostenibile, combinate con sistemi di monitoraggio continuo, rappresentano la frontiera più promettente per ridurre l’impatto del radon sulla salute pubblica e lavorativa.

Faq sul radon e le malattie professionali

Che cos’è il radon? È un gas radioattivo naturale prodotto dal decadimento dell’uranio presente nel suolo e nelle rocce.
Perché è pericoloso? Perché le sue radiazioni danneggiano le cellule polmonari e possono provocare tumori nel tempo.
Chi rischia di più? I lavoratori che operano in ambienti sotterranei o in edifici poco ventilati.
Qual è il limite legale di sicurezza? 300 Bq/m³, secondo il D.Lgs. 101/2020.
Quali malattie sono riconosciute come professionali? Il tumore polmonare da radon è incluso nella Lista I dell’INAIL con codice 57.01.03.
Come si riduce il rischio? Con una buona ventilazione, la sigillatura delle crepe e sistemi di aspirazione del suolo.
Il datore di lavoro cosa deve fare? Misurare la concentrazione di radon, adottare misure correttive e garantire la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti.

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