Carabiniere coinvolto in speronamento durante il servizio: la Corte d’Appello lo riconosce come Vittima del Dovere

Nel giugno del 2014, un Appuntato Scelto dei Carabinieri fu incaricato di intervenire urgentemente in via Cilicia a Roma, dove vi era una sparatoria. A bordo di una Fiat Bravo di servizio, si stava dirigendo sul posto con il suo superiore. All’incrocio tra via Prenestina e via Tor de’ Schiavi, speronarono l’auto. L’impatto causò all’agente gravi ferite: un trauma cranico, fratture cervicali e al bacino, con danni permanenti.

La controversia sul riconoscimento dello status di Vittima del Dovere

Nonostante l’Arma avesse riconosciuto l’evento come causa di servizio, il Ministero dell’Interno respinse inizialmente la richiesta di riconoscimento come “Vittima del Dovere”. L’episodio classificato come un semplice incidente stradale e il carabiniere “autista del Comandante”. Decisione confermata dal Prefetto di Roma e dal TAR del Lazio. Questi ultimi motivarono la bocciatura sostenendo che “l’evento lesivo non appare direttamente riconducibile all’attività svolta, bensì provocato da un evento accidentale ed estraneo al servizio”. Tuttavia, in sede di Appello la situazione cambiò radicalmente.

La sentenza di secondo grado: un intervento contro la criminalità

Grazie al ricorso presentato e all’assistenza legale dell’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere, la Corte d’Appello di Roma ha ribaltato la decisione. I giudici hanno stabilito che, in quel momento, il carabiniere non stava svolgendo un compito marginale. Ma era impegnato in un’azione direttamente collegata al contrasto della criminalità, come previsto dalla legge 266/2005. Il Ministero dell’Interno ha dovuto riconoscere lo status di Vittima del Dovere, con i relativi benefici. Oggi, l’ex militare, ora in congedo, secondo stime dell’Osservatorio Vittime del Dovere, dovrebbe ricevere un risarcimento di circa 400mila euro e una pensione mensile di circa 2300 euro.

La sentenza evidenzia il rischio insito nelle funzioni istituzionali

Nel testo della sentenza si sottolinea come “l’appellante si dirigeva verso una zona dove erano stati segnalati colpi di arma da fuoco”. Tale attività è parte integrante del contrasto alla criminalità organizzata, senza necessità di dimostrare un rischio aggiuntivo oltre a quello previsto dalle funzioni istituzionali. L’ex carabiniere ha espresso amarezza per la lunga battaglia legale, dichiarando: “Ho servito lo Stato con lealtà e non avrei mai pensato di dover lottare per vedere riconosciuti i miei diritti. Dedico questa vittoria ai miei commilitoni caduti”.

L’Osservatorio Vittime del Dovere: un baluardo per chi indossa la divisa

Da anni impegnato nella tutela delle forze dell’ordine, l’Osservatorio Vittime del Dovere denuncia le difficoltà nel riconoscere e proteggere chi rischia la vita quotidianamente per lo Stato. Il Presidente Bonanni afferma: “Questa sentenza rappresenta una vittoria non solo per l’Arma dei Carabinieri, ma per tutti i servitori dello Stato che affrontano pericoli ogni giorno. Chi indossa una divisa merita rispetto, non ostacoli burocratici o negazioni ingiustificate.”

Carabinieri (Foto free di djedj da Pixabay)