Rifiuti: rifiuti urbani, speciali, smaltimento e discariche
I rifiuti costituiscono un tema importante nel discorso di salvaguardia della salute e dell’ambiente. Infatti non si può negare che ci sia una correlazione tra la crescente presenza di rifiuti e salute.
L’enorme produzione di scarti è protagonista del nostro tempo e la modalità di smaltimento di quelli pericolosi e non pericolosi costituisce un elemento fondamentale nella tutela dell’ambiente. Tutelare l’ambiente da questo punto di vista significa anche tutelare la salute e prevenire l’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene.
In questa guida scopriamo quali sono le diverse tipologie di rifiuto (solido urbano, speciali, pericolosi e tossici), la definizione di rifiuto secondo la normativa vigente e le modalità per smaltirli.
L’Osservatorio Vittime del Dovere rappresenta e tutela le vittime del dovere e come tali coloro che hanno contratto malattie correlate ad esposizioni all’amianto, alle radiazioni ionizzanti e all’uranio impoverito e ad altri patogeni.
Consapevole che non esiste tutela della salute senza tutela dell’ambiente si occupa di prevenzione e per il corretto smaltimento dei rifiuti a tutela dei lavoratori del settore e di tutti i cittadini.
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Rifiuti: la definizione
Qual è la definizione di rifiuto? Il sostantivo che viene dal verbo rifiutare parla chiaro. Rifiuto è tutto ciò che buttiamo via perché non ne abbiamo più bisogno. butta via. Le Nazioni Unite, la Comunità Europea e la normativa italiana danno una definizione precisa di rifiuti.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e in particolare secondo la Convenzione di Basel del 1989, art.2(1), i rifiuti “sono sostanze o oggetti che sono smaltiti o che sono destinati a essere smaltiti o devono essere smaltiti in base alle disposizioni della legislazione nazionale”.
L’Unione europea, con la Direttiva n.2008/98/Ce del 19 novembre 2008 (Gazzetta ufficiale europea L312 del 22 novembre 2008) li definisce come “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”. Non sono considerati scarti i “sottoprodotti” o residui.
Cosa sono i residui o sottoprodotti?
I sottoprodotti sono i residui ottenuti da un ciclo produttivo che soddisfano i requisiti elencati nell’art. 184-bis del D.lgs. 152/2006.
- la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
- è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
- la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
- l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana.
Definizione secondo la normativa italiana
L”art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cosiddetto Testo unico ambientale), modificata dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 “Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa a questa problematica e che abroga alcune direttive”. (10G0235) (GU n. 288 del 10-12-2010 – Suppl. Ordinario n.269) dà la definizione di rifiuti nel contesto italiano.
Definisce il rifiuto come “Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi” dove disfarsi significa avviare un oggetto o sostanza ad operazioni di smaltimento di rifiuti o di recupero (rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006).
Rifiuti urbani e rifiuti speciali: cosa sono?
I rifiuti possono essere suddivisi in base alla fonte della loro produzione e in base alla loro pericolosità. Sul sito del Ministero dell’Ambiente è presente la classificazione completa e le varie tipologie di rifiuti. Vengono distinti in solidi urbani e rifiuti speciali. Poi ci sono quelli solidi urbani pericolosi e quelli speciali pericolosi.
Infatti, in base alle loro caratteristiche di pericolosità, i rifiuti possono essere classificati in pericolosi e non pericolosi. Quelli pericolosi sono quei rifiuti definiti come tali sin dall’origine oppure quelli la cui pericolosità dipende dalla concentrazione delle sostanze pericolose al loro interno.
Quelli pericolosi sono a loro volta classificati in base alla loro classe di pericolo:
- Esplosivi
- Comburenti
- Facilmente infiammabili
- Irritanti – nocivi
- Tossici (includono anche quelli di origine domestica come batterie o detersivi o derivanti dalle attività agricole, come i fertilizzanti)
- Cancerogeni
- Corrosivi
- Infetti
- Teratogeni
- Mutageni
- Che a contatto con l’acqua liberano gas tossici o molto tossici
- Sorgenti di sostanze pericolose
- Ecotossici
Rifiuti solidi urbani cosa sono?
Riguardo rifiuti solidi urbani definizione fa riferimento a un gruppo che include:
- quelli domestici, anche ingombranti provenienti dallo spazzamento delle strade;
- quelli di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche;
- quelli vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali.
Rifiuti speciali: cosa sono?
Secondo la definizione del Ministero dell’Ambiente fanno parte dei rifiuti speciali:
- quelli da lavorazione industriale;
- quelli da attività commerciali;
- quelli derivanti dall’attività di recupero e smaltimento, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
- quelli derivanti da attività sanitarie;
- macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
- veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.
I rifiuti speciali il più delle volte non derivano dai privati cittadini e dall’uso domestico . In Italia la produzione di rifiuti speciali aumenta costantemente. C’è da considerare però che quasi la metà di essi derivano dall’edilizia e includono calcinacci e simili che possono agevolmente essere inseriti in un progetto di riciclo e riuso.
Tutto inizia con la raccolta differenziata
La raccolta differenziata è il primo passo per il corretto riciclo dei rifiuti. Consiste nel suddividere i rifiuti domestici in base al materiale che li compone in modo da rendere le operazioni di smaltimento dei rifiuti solidi e quelle di riciclo più agevoli e corrette.
La raccolta differenziata comincia quindi nelle case dei privati cittadini, per quanto riguarda ovviamente i rifiuti urbani di natura domestica.
Una volta conferiti in discarica i rifiuti differenziati correttamente sono più facile da trattare e da introdurre nel riciclo.
Come funziona lo smaltimento?
In Italia i rifiuti solidi urbani vengono raccolti e gestiti dalla pubblica amministrazione sulla base di una tassa apposita (TARI). Lo smaltimento dei rifiuti speciali viene effettuato invece da un sistema di aziende private e prevalentemente attraverso il recupero di materia, ovvero il riciclo rifiuti urbani.
Nel 2016, in Italia è stato avviato a riciclo ben il 65% dei materiali speciali prodotti. Altre modalità di gestione riguardano lo smaltimento in discarica, l’incenerimento, l’avvio al recupero di energia.
I rifiuti raccolti indifferenziatamente sono naturalmente molto più difficili da trattare. Essi possono essere trattati secondo 3 opzioni. Indipendentemente dalla strada prescelta produrranno inevitabilmente rifiuti in discarica.
- trattamenti a freddo, ovvero separazione e parziale recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento in discarica;
- trattamenti a caldo, ovvero incenerimento o a valle di separazione e produzione di CDR e conferimento in discarica;
- conferimento diretto in discariche (oggi molto usato, ma certamente da evitarsi).
Qual è il migliore tipo di trattamento?
L’EPA (Environmental Protection Agency) ha disegnato una piramide gerarchica di valutazione delle procedure di smaltimento dei rifiuti non pericolosi. Partendo dal presupposto che non è possibile definire un unico approccio per tutti i tipi di rifiuti, la gerarchia segue la logica di prediligere la riduzione del materiale che concorre a produrre scarto, il riutilizzo del materiale e il riciclo. Segue il recupero di energia con i termovalorizzatori, il trattamento dei rifiuti e il loro deposito in discarica. Questo dovrebbe riguardare una quantità esigua di scarti al termine della piramide.
Termovalorizzatore: cos’è e come funziona?
Il termovalorizzatore è una tipologia di inceneritore dove il calore sviluppato durante la combustione viene recuperato per produrre vapore utilizzato per la produzione diretta di energia elettrica o come vettore di calore.
Tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore, come imposto dalle normative in materia.
Tutti i termovalorizzatori sono dotati di apparecchiature per l’abbattimento degli NOx, dei microinquinanti, delle polveri, delle diossine e furani e dei gas serra.
La gestione in Italia
In Italia sono attivi circa 60 termovalorizzatori contro i 140 della Francia e i 95 della Germania.
La gestione degli scarti solidi urbani e non solo risulta alquanto problematica a causa delle ecomafie e della gestione spesso inefficiente della cosa pubblica.
Quello dell’amianto rappresenta un capitolo connesso al problema dei rifiuti. La rimozione e smaltimento dell’amianto in discarica è un’operazione piuttosto complessa e costosa. All’interno di questo quadro si inserisce lo smaltimento illegale dei rifiuti speciali attraverso interramento o altri metodi.
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa di tutela della salute e quindi necessariamente dell’ambiente e in particolare di prevenzione primaria, per ridurre a zero il rischio di esposizione a cancerogeni e, quindi, di ammalarsi.
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