“Il soldato” di Rupert Brooke: una lettura per le vittime del dovere e dell’amianto
Nel contesto delle rappresentazioni poetiche del sacrificio, “The soldier” (1914) di Rupert Brooke si impone come uno dei testi più emblematici della prima fase della Grande Guerra. Qui la morte in battaglia assume un’aura idealizzata e quasi sacrale. Il testo offre spunti di riflessione più ampi sul concetto di dovere, di corpo sacrificato per un ordine superiore, e sulla costruzione simbolica del martirio moderno. In questa chiave, la poesia di Brooke può essere riletta criticamente in parallelo con le tragedie del secondo Novecento. Come, ad esempio, quelle delle vittime del dovere e dell’amianto. Lavoratori e servitori dello Stato morti nel nome di un’adesione professionale totalizzante.
Rupert Brooke e l’estetizzazione del sacrificio
Rupert Brooke (1887–1915), poeta britannico affiliato al gruppo dei Georgian Poets, divenne rapidamente una figura iconica del giovane idealismo patriottico inglese. La sua poesia “The soldier”, contenuta nella raccolta “1914 and other poems”, venne pubblicata proprio nel momento in cui l’opinione pubblica britannica stava per essere travolta dall’orrore delle trincee. In questo sonetto, la morte del soldato è contemporaneamente tragedia, trasfigurazione estetica e spirituale.
The soldier (testo originale)
If I should die, think only this of me:
That there’s some corner of a foreign field
That is forever England. There shall be
In that rich earth a richer dust concealed;
A dust whom England bore, shaped, made aware,
Gave, once, her flowers to love, her ways to roam,
A body of England’s, breathing English air,
Washed by the rivers, blest by suns of home.
And think, this heart, all evil shed away,
A pulse in the eternal mind, no less
Gives somewhere back the thoughts by England given;
Her sights and sounds; dreams happy as her day;
And laughter, learnt of friends; and gentleness,
In hearts at peace, under an English heaven.
Il soldato (traduzione italiana)
Se io dovessi morire, pensa solo questo di me:
che c’è un angolo di un campo straniero
che sarà per sempre Inghilterra. Là vi sarà
nascosta in quella terra ricca una polvere più ricca;
una polvere che l’Inghilterra generò, plasmò, rese conscia,
alla quale diede una volta i suoi fiori da amare, i suoi sentieri da percorrere,
un corpo d’Inghilterra, che respirava aria inglese,
lavato dai fiumi, benedetto dai soli della Patria.
E pensa, questo cuore, purificato da ogni male,
un battito nella mente eterna, ancora
restituisce qualcosa dei pensieri donati dall’Inghilterra;
i suoi paesaggi e suoni, sogni felici come i suoi giorni;
e le risate, apprese dagli amici; e la gentilezza,
nei cuori in pace, sotto un cielo inglese.
La morte come costruzione simbolica: tra guerra e lavoro
Questa visione, lirica e idealizzante, entra in tensione con la realtà delle morti civili e militari legate a dinamiche strutturali del potere economico e industriale. Le vittime dell’amianto sono “vittime del dovere” nel senso più ampio e insieme più oscuro del termine: logorati nell’esercizio quotidiano di funzioni essenziali — ferroviari, operai portuali, militari — all’interno di un’organizzazione sociale che ha naturalizzato il rischio e occultato il danno.
In questo senso, il corpo del lavoratore malato di mesotelioma diventa una sorta di “campo straniero” su cui si gioca una guerra palpabile.
Il paradigma biopolitico del sacrificio
La lettura incrociata tra la poesia di Brooke e le vittime decedute portando avanti il loro dovere permette di riflettere in termini biopolitici sul concetto di dovere.
Rileggerla accanto alle biografie spezzate dei lavoratori civili e dei soldati morti per esposizione all’amianto o all’uranio impoverito significa forzare il confronto con la storia. La terra straniera può essere intesa come campo di battaglia ed in quest’ottica può diventarla anche una corsia ospedaliera, una fabbrica dismessa, un processo giudiziario.
Riporto qui di seguito le parole dell’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA):
“Le vittime del dovere hanno servito lo Stato, spesso con abnegazione e silenzio, nei cantieri navali, nelle caserme, nelle ferrovie, negli uffici contaminati. È un dovere morale e giuridico restituire loro dignità e giustizia.”
Fonti e bibliografia
Rupert Brooke, 1914 and Other Poems, London: Sidgwick & Jackson, 1915
Giorgio Agamben, Homo Sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Torino: Einaudi, 1995
Marco Revelli, Non ti riconosco. Un viaggio eretico nell’Italia che cambia, Torino: Einaudi, 2016
Paul Fussell, The Great War and Modern Memory, Oxford University Press, 1975
Ezio Bonanni, Il libro bianco delle morti di amianto in Italia, Osservatorio Nazionale Amianto, 2024
