Risarcita la famiglia di un maresciallo vittima amianto

Un’importante sentenza del TAR del Friuli Venezia Giulia riconosce la responsabilità dello Stato nella morte di un maresciallo tarantino, sottufficiale della Marina militare per mesotelioma pleurico.

Il Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia ha condannato infatti il ministero della Difesa al pagamento di 600 mila euro ai familiari del primo maresciallo stroncato a soli 63 anni
da un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione prolungata all’amianto durante il servizio, a titolo d risarcimento per i danni subiti.

600.000 euro ai famigliari del maresciallo

Ha servito la Marina militare italiana per 36 anni, dal 1966 al 2004, con dedizione e disciplina, ma il prezzo pagato per quella lunga carriera è stato altissimo. Un primo maresciallo luogotenente della Marina, residente a Trieste, è deceduto nel 2021 all’età di 63 anni a causa di un mesotelioma pleurico, un tumore aggressivo legato all’esposizione all’amianto.

La sua è una storia purtroppo non isolata, che oggi trova un riconoscimento significativo nella recente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia, che ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento di 600.000 euro alla famiglia.

Lo Stato responsabile nel caso del maresciallo

Secondo quanto reso noto dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), il TAR ha riconosciuto la responsabilità diretta del Ministero della Difesa. Non aver protetto adeguatamente il militare durante il servizio.

Le gravi carenze nella prevenzione, sicurezza e sorveglianza sanitaria hanno determinato l’esposizione prolungata a materiali contenenti amianto, impiegati su navi militari e in infrastrutture della Difesa, soprattutto fino agli anni ’90.

Il tribunale ha evidenziato come il decesso fosse riconducibile a una colpa istituzionale. Ha confermato la validità del principio secondo cui chi non tutela i propri dipendenti dai rischi noti e prevenibili deve rispondere civilmente per le conseguenze.

Un percorso lungo e doloroso per il riconoscimento

La diagnosi di mesotelioma era arrivata nel 2008, quattro anni dopo il congedo del maresciallo.

Già nel 2013, grazie all’intervento legale dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, la famiglia aveva ottenuto il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere, che garantisce benefici previdenziali e assistenziali.

Il ricorso al TAR è stato un passo successivo, volto a ottenere anche il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale per l’omessa protezione. Il giudice ha accolto la richiesta, riconoscendo il diritto al risarcimento “iure hereditario”, cioè trasmesso agli eredi, a conferma dell’ingiustizia subita.

“Non si può morire per servire lo Stato”

“È inaccettabile che ancora oggi si muoia per aver servito lo Stato in ambienti contaminati e privi di tutele”, ha commentato con fermezza l’avvocato Bonanni. “La sentenza del TAR sancisce un principio fondamentale: chi espone i militari all’amianto deve rispondere delle conseguenze”.

L’ONA sottolinea come questo caso debba fare da apripista per una maggiore consapevolezza e responsabilizzazione delle istituzioni, in particolare quelle militari, rispetto ai rischi ancora presenti.

Un problema ancora aperto: l’amianto nelle Forze Armate

L’Italia ha messo al bando l’amianto nel 1992, ma le sue tracce persistono nelle strutture e nei mezzi utilizzati per decenni, inclusi molti ambienti militari. Le Forze Armate sono tra i settori in cui la bonifica è più lenta e problematica.

Secondo i dati raccolti dall’ONA, migliaia di militari (in servizio e in congedo) sono a rischio patologie asbesto-correlate. Spesso però il riconoscimento delle responsabilità avviene con grande ritardo e dopo complessi contenziosi giudiziari. La sorveglianza sanitaria post-servizio è ancora insufficiente e frammentaria.

Un dovere verso chi ha servito: prevenzione, tutele e verità

Il caso del maresciallo tarantino mette in luce l’urgenza di un cambiamento strutturale. Occorre rafforzare le politiche di prevenzione, accelerare la bonifica degli ambienti contaminati e garantire pieno sostegno ai familiari delle vittime.

La giustizia ottenuta oggi non può restituire la vita, ma rappresenta un precedente importante. Rappresenta un passo verso il riconoscimento della dignità e del sacrificio di chi ha servito lo Stato con lealtà.

L’Osservatorio Nazionale Amianto mette a disposizione uno sportello dedicato alle vittime del dovere. Perché nessuno debba più pagare con la vita il prezzo dell’omissione all’interno del Dipartimento Vittime del Dovere.